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Proiettore DLP 4K HDR Laser Optoma UHZ65 – La prova

Menu e calibrazione

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Passiamo alla fase della taratura, e visto che ci siamo, per parlarne male possiamo aggiungere del software di controllo. Abbiamo almeno un paio di evidenti bachi: se scegliete “Auto” nello spazio colore, è molto facile che questo non venga correttamente interpretato, ed a meno di non selezionare manualmente 16-235 (i corretti livelli per il video), vi potreste tranquillamente trovare ad operare nel range 0-255 del mondo PC: tutte le vostre tarature se ne andrebbero di conseguenza a pallino.

Ancora, e forse peggio: in HDR, per avere il corretto livello dell’emissione del laser (100%), se non date “Enter” e poi riuscite e selezionate di nuovo il Dynamic Black per attivarlo… non si attiva nulla! Comunque, a prescindere da questo, un menu che nel 2018 prevede solo il controllo delle alte e basse luci è antistorico, e costringe a nottate di passione (non quella che uno si augurerebbe, ma nel senso proprio pasquale di sofferenza) per cercare di far convergere una macchina che fa quello che vuole lei. Tu vari 3 punti del verde in alto? E lei ti abbassa un po’ il blu e alza il rosso ma non in alto, ma in basso… Uno dei peggiori incubi, un comportamento erratico che pensavo di aver rimosso dai tempi del JVC HD1 e che ero convinto non sarebbe più capitato: ed invece, eccoci di nuovo. Aggiungiamo anche che il layout del software non è dei più intuitivi, dato che bisogna dare due volte un colpo alla freccia a destra per entrare finalmente all’interno dei controlli che ci servono. E poi, una volta che abbiate costruito con pazienza la vostra taratura? Attenzione! Non ci sono banchi di memoria, e pertanto il consiglio (imperativo!) è quello di segnarvi da qualche parte i valori, perché basta che un solo dei valori di ingresso non sia uguale (EDID) che la macchina occuperà un banco interno che dovrebbe (non mi pare si sia sempre verificato così) essere quello di default. Abbiamo fatto un passo indietro di circa 10 anni, trovando su una macchina da HT quello che oggi è disponibile su un televisore commerciale oppure su un proiettore business. Peccato. Sempre a proposito di HDR, vi segnalo che il preset Gaming è solo un’impostazione di visione diversa che non incide minimamente sull’input lag (che rimane quindo lo stesso).

Al momento della recensione è stata annunciata una versione del firmware che dovrebbe risolvere svariati problemi, ma ancora non si sa nulla di preciso in merito alla sua effettiva data di rilascio e soprattutto alle modalità di implementazione. Pare che non sia possibile realizzare l’operazione con un semplice cavo USB, ma sia necessario il ricorso ad un centro di assistenza.

Partiamo da una considerazione, per quanto riguarda le misure. Non so quanti da voi lo abbiamo calibrato, ma va detta una cosa. Non conosco HCFR e quindi non so come si comporti, ma da utilizzatore di Calman la prima cosa che salta agli occhi è la richiesta del tipo di display sul quale operate. Se, come la stragrande maggioranza degli appassionati, state usando l’X-Rite i1 Display Pro, ovvero il colorimetro che ha probabilmente il miglior rapporto prezzo/prestazioni sul mercato, o qualunque altro colorimetro che funzioni come tale, attenzione! Su Calman, una volta attaccato l’i1 Display Pro, NON si presenta l’opzione della sorgente laser, la tipica sorgente monofrequenziale (che cioè emette su UNA frequenza o lunghezza d’onda, se preferite), a meno che non stiate usando uno spettrofotometro in connessione al software. La cosa più vicina è quella di impostare l’opzione “Front projector, UHP lamp”, ma capite da soli che uno spettro costituito da una frequenza di uno o pochi nm è ben diverso dallo spettro continuo di una lampada UHP. Uno spettrofotometro legge a passi di 1, 2, massimo 3 nm, ossia è in grado di scandire la radiazione del laser. Un colorimetro, che rileva tramite celle che hanno una ampiezza di decine di nanometri, non può garantire la lettura. Ecco perché per usare l’i1 Display Pro dovete eseguire una cosiddetta “profilazione” dello stesso, ossia dovete usare uno spettrofotometro come master ed il vostro colorimetro come slave. Una volta generato il file di correzione, potete interpretare correttamente le misure. Qualora non sia stata fatta questa operazione, i dati rilevati sono per definizione inattendibili. Poi, ognuno si accontenta di ciò che ha… Noi lo abbiamo fatto usando un i1 Beamer 2 di meno di un anno fa, quindi uno strumento di assoluta affidabilità.

Questo UHZ65 non si avvicina alla Rec. 2020, dato che la copertura garantita dal gamut è quella della Rec. 709, e realizza circa il 75% del DCI-P3.

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Come si vede dal report di Calman allegato, se cerchiamo la copertura Rec. 2020 il risultato si attesta molto più in basso; ma questo oggi non deve stupire più di tanto.

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È opportuno però dirlo, ed anche agendo sul CMS non sono riuscito a fare altro che a portare il triangolo “a posto” nella posizione per l’HD. Non oltre. Vi posso anche dire che il rosso che si ottiene, messo a confronto con l’OLED che costituisce il mio riferimento (lo devo ammettere, ma tanto è conclamato, questa tecnologia ha superato i videoproiettori: mi sembra di essere Fonzie che non riusciva a dire “Scusa…”, ma è così, lo sapete meglio di me), è in realtà quasi un arancio carico, ossia decisamente meno saturo di quanto dovrebbe (lo vedete sul triangolo di gamut: osservate la posizione). Lo so per certo perché sto parlando di foto che ho fatto io, sviluppato io dal RAW con Lightroom e ne conosco quindi perfettamente la resa, che non è quella dell’Optoma. Quindi non possiamo aspettarci una riproduzione completamente fedele, ma solo una buona nell’ambito dell’HDTV.

Alcune note generali: BrilliantColor, no; PureContrast, no, Puremotion, sì ma ad 1, UltraDetail, sì, ma ad 1. Poi fate come vi pare, ma non dite che non ve lo avevo detto… 🙂

Vediamo la calibrazione SDR in rec. 709, quindi per contenuti Blu-ray, file HD, Sky o Netflix non in HDR. Dobbiamo intenderci un attimo su cosa si intenda per calibrazione. Se ho un dispositivo perfetto, o tendente a, quale oggi può essere un OLED, il gioco è facile: devo “beccare” i punti di riferimento delle specifiche con l’errore più basso possibile, tenendo presente che in quel caso la lettura del nero è pari a 0.000xxx cd/mq. Tutto il resto viene di conseguenza, nel senso che i colori saranno centrati, la curva del gamma sarà facile da controllare, e via discorrendo.

Nel caso dell’Optoma no, perché il livello del nero è tutt’altra cosa. Basta leggere il numero: in SDR il nero vale 0.467 Lumens. Vi ricordo che i Lumens sono la misura che caratterizza in modo ASSOLUTO l’emissione del proiettore, quindi non dipendono né dallo schermo impiegato, dalle sue dimensioni o dall’ambiente nel quale il proiettore è stato misurato. Pertanto con i Lumens non si ha NESSUNA necessità di specificare “rispetto a quale schermo” è stata fatta la misura come invece avviene se ci esprimiamo in cd/mq, questo proprio perché i Lumens rappresentano l’energia luminosa che ESCE dal proiettore e non quanta ne ARRIVA su uno schermo di X metri quadrati! Per fare un confronto con una macchina che certo non fa del nero un suo primato, il Sony VPL-VW500ES, questo presentava 0.115 Lumens in default, ossia circa 4 volte di meno, e 0.027 una volta calibrato.

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Quindi la realtà la vedete con il dato di calibrazione, che risulta essere figlio del Dynamic Black 2 (non credo di rivelare un segreto, in quanto si tratta di una impostazione che tutti, nel mondo, hanno verificato essere la più adeguata) e vale 0.179 Lumens. Questo significa avere un nero sollevato, che costituisce un vincolo alla calibrazione, fatto che si riscontra anche nel caso dell’HDR.

Quindi il dato di partenza è questo valore, che rappresenta il minimo sindacale che sono riuscito ad ottenere, ed il resto viene di conseguenza. Quindi trovate le curve di equilibrio cromatico e di gamma che sono riuscito a “costringere” in un ambito più o meno accettabile, ma che, vi assicuro, sono il frutto di un processo estremamente difficile, lungo e capace di far perdere la pazienza ad un santo. Se trovate una misura molto lineare nelle condizioni di default, ossia rette molto coerenti sui tre colori, vi dovete però accontentare di un grigio che al nero non assomiglia in alcun modo. Per arrivare a linearizzare quelle curve vi garantisco che ci sono volute ore, ore ed ore di lavoro, andando a toccare UN valore di UN colore primario alla volta, sperando che questo non sconquassasse la curva appena, faticosamente, raggiunta: solo perché sono molto cocciuto…

Vi riporto anche i valori di rapporto di contrasto, inserendo anche il livello al 40% (CR40) che a mio parere è largamente più significativo delle prestazioni di un proiettore, ottenuto con una sonda specifica per la lettura dei lux (Delta Ohm) che garantisce una maggiore accuratezza nella misura rispetto a questi parametri specifici non cromatici.

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Il commento che vi posso dare è che non sono molto soddisfatto del risultato ottenuto, ed il perché ve lo spiegano i numeri, come al solito: nonostante i miei sforzi, non sono riuscito a linearizzare la macchina in basso, dove vedete che la curva del gamma rilevata “passa sotto” rispetto al valore ideale, rendendo evidenti le compressioni alle basse luci (dove sono celati i particolari di molti film). Se unite questo al livello del nero di certo non contenuto, capite che la soddisfazione derivante non possa essere alta. Ci sono dei buoni colori, ma manca quella sensazione di “pop up” che fa rimanere a bocca aperta.

Giriamo in HDR, e vediamo cosa succede. Ferma restando l’ampiezza dello spazio colore, che non sono nemmeno andato a toccare (tanto è invariante), il risultato è decisamente diverso. Intanto vi riporto due misure a confronto per rendere evidenti due fatti. Il primo riguarda l’importanza dell’ambiente nelle misure. Le prime si riferiscono a un ambiente “non controllato” (tipo salotto di casa circondato da pareti bianche e arredamento) con uno schermo di circa 2 metri di base.

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Scala dei grigi e gamma in ambiente “living” poco controllato

A questo punto ho fatto il confronto con ciò che, invece ed in modo più serio, ho ottenuto nell’ambiente di HCS (vedi misure sotto), dove è tutto completamente controllato, non ci sono riflessi, ed ho impiegato una dimensione di schermo di 266 cm di base.  I due grafici risultanti (sopra e sotto) sono stati rilevati con gli stessi parametri e lo stesso proiettore: unica differenza l’ambiente. Mi pare che il risultato si commenti da solo!

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Scala dei grigi e gamma in ambiente buio ben controllato

L’altro fatto da notare è cosa succede a fare le misure con il Dynamic Black inserito (come ho fatto io, per il semplice fatto che le misure si DEVONO fare nella modalità nella quale si impiega il proiettore, altrimenti non ha alcun senso farle), con l’unica accortezza di far leggere alla sonda dopo 2 secondi di assestamento dell’immagine (questo perché se l’intervallo fosse superiore, significherebbe che il sistema, se necessita di un tempo di questo ordine per andare a regime, non sarebbe adeguato a funzionare con la variabilità dei livelli di illuminazione di uno scenario HT). I parametri (non importa ora quali siano) sono IDENTICI in questo grafico e nel successivo, che è diverso solo per l’assenza del DB.

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Con Dynamic Black 2 attivo

Qui il livello del nero vale 0.015 cd/mq (attenzione, non li confondete con i valori in Lumens, assoluti! Questi sono valori di lettura del colorimetro in condizioni di misura e riferiti ad una lettura sullo schermo). Nelle misure successive vedete cosa succede quando il Dynamic Black non è attivo e con il valore del nero che sale a 0,146 cd/mq.

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Senza Dynamic Black 2 attivo

Domanda: questi grafici sono ottenuti NELLO STESSO AMBIENTE, CON GLI STESSI PARAMETRI DEL MENU, CON LO STESSO PROIETTORE, SCHERMO; SORGENTE E CAVI. Cambia SOLO il Dynamic Black. Vi paiono uguali in qualche modo? Bene, allora la domanda è semplice: che senso ha calibrare con il DB spento (per ottenere una presunta migliore linearità del grafico) per poi “accenderlo” durante la visione perché “così il nero scende”? Si, ma tutto il resto va… a donne perdute! Quindi, per cortesia: se decidete che il Dynamic Black non vi piace proprio (per carità, c’è anche chi non vuole la luce elettrica in casa perché non è un fenomeno naturale ed altera l’entropia dell’universo: rispettabile, come tutte le opinioni, però…), spegnetelo, vi fate le vostre misure e ve le tenete così. Però se poi lo accendete per usare l’Optoma, sappiate che state SCALIBRANDO il risultato che avete ottenuto. Quindi, cosa avete perso tempo a fare? Fate una bella calibrazione a occhio e non state a perdere tempo!

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Misure HDR post-calibrazione

In HDR sono MOLTO più soddisfatto, per una serie di ragioni. Una volta compreso che più di tanto non c’è possibilità di fare (il Dynamic Black 2 NON spegne il laser, quindi rimane sempre una luminosità residua sulla quale non c’è nulla da fare), abbiamo trovato il limite inferiore sotto il quale non si può scendere. A quel punto mi sono messo in modo certosino a cercare la massima linearità in basso, andando a sistemare (ovviamente per quanto possibile) i livelli di 5, 10, 15, 20, 25%… che sono stati ottimizzati in funzione del livello del nero (controllato dal DB e parzialmente dalla curva di gamma impostata). Una volta fissato questo, sono passato a sistemare i livelli RGB. Come vedete, c’è uno spike molto forte al 50%: credo dipenda dalla difficoltà che il SW trova a controllare la macchina, ma alla fine vi dico… chi se ne importa! Anche perché se a questo si accompagnano questi valori di Lumens e rapporto di contrasto dove è soprattutto il CR40 a darmi soddisfazione (il doppio del caso dell’SDR!), credo che l’obiettivo sia stato raggiunto. Ed infatti in HDR la macchina è nettamente più godibile ed il risultato decisamente più apprezzabile.

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Andrea Manuti

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