Proiettore LCD 4K HDR Epson EH-TW9400 – La prova

Introduzione

Proiettore LCD 4K HDR Epson EH-TW9400 – La prova
Epson è un nome a me caro, come penso a tutti gli appassionati di Home Theater, non fosse altro perché è uno dei pochi sopravvissuti nel campo della nostra passione: insieme a JVC, Sony e qualche rappresentante della tecnologia DLP quale Optoma, BenQ e Vivitek (scusate se me ne dimentico qualcuno…) rappresenta il Fort Alamo della videoproiezione. Se non fosse per loro, staremmo messi malissimo e ci toccherebbe attendere gli OLED arrotolabili da 130”, che non penso saranno immediatamente disponibili a prezzi da discount Detto questo, non penso di dilungarmi più di tanto nella presentazione dell'EH-TW9400, che rappresenta una evoluzione…

In breve

Prestazioni SDR - 85%
Prestazioni HDR - 80%
Dotazione e Menu - 85%
Qualità / Prezzo - 90%
85

85%

Cinema 4K HDR Bello e Possibile

Conclusione : Un proiettore 4K HDR dal favorevole rapporto Q/P. Migliorabili il livello del nero e l'Iris dinamico, mentre l'ottica motorizzata e i relativi banchi di memoria sono un plus!

85
Epson è un nome a me caro, come penso a tutti gli appassionati di Home Theater, non fosse altro perché è uno dei pochi sopravvissuti nel campo della nostra passione: insieme a JVC, Sony e qualche rappresentante della tecnologia DLP quale Optoma, BenQ e Vivitek (scusate se me ne dimentico qualcuno…) rappresenta il Fort Alamo della videoproiezione. Se non fosse per loro, staremmo messi malissimo e ci toccherebbe attendere gli OLED arrotolabili da 130”, che non penso saranno immediatamente disponibili a prezzi da discount

Detto questo, non penso di dilungarmi più di tanto nella presentazione dell’EH-TW9400, che rappresenta una evoluzione del precedente TW9300 già noto ed apprezzato, con le modifiche “annuali”

spesso presentate dai produttori quando si accorgono di avere un buon prodotto che non è necessario, ma che, anzi, sarebbe controproducente stravolgere.

Sapete bene che si tratta di una matrice a tre pannelli LCD trasmissivi Full HD dotata del meccanismo di pixel shifting che li riposiziona in diagonale così da garantire una compatibilità con il 4K, effettuando – lasciatemi dire – una sorta di upscaling alla risoluzione superiore. Questo ci permette la fruizione di tutto il materiale attualmente disponibile, incluso l’HDR. Aggiungiamo che il proiettore è dotato di una comoda funzione di lens-shift motorizzata (e di memorie della stessa) che aiutano molto durante il processo di installazione. Aggiungiamo anche che la durata della lampada, che in modalità Eco arriva a 5.000 ore, rappresenta un fattore di tranquillità: paragonatela ad un laser ed avrete un quarto del tempo, ma è anche vero che se fate il conto come ve lo fa la Epson (un film al giorno di 1 ora e 45’ di durata) avrete bisogno di 7 anni di utilizzo prima di cambiarla. Se poi aggiungiamo che il prezzo del ricambio (ELPLP89 è il part number della casa, se vi interessa) è di 134,51 Euro, penso che possiamo concordare che il costo di esercizio di questa macchina sia abbastanza irrilevante: forse ora, dopo anni, è da rivedere il concetto “Il laser è per sempre”.

Lasciatemi dire solo una cosa: sono molto cambiato, in questi anni. Se penso che sono giunto a questa parte dell’introduzione di questa macchina e non mi sono ancora lanciato in una crociata verso gli LCD “Lunga Cecità e Demenza” come li chiamavo anni fa, mi stupisco da solo! Ed oltretutto, il tono che ho usato magari fa anche capire che questa macchina mi sia piaciuta. Per sapere tutto, ovviamente, dovete leggere…

Pannello3LCD 0.74″ con MLA (D9)
Risoluzione3840 x 2160 pixel con 4K Enhancement (nativa 1920 x 1080 pixel)
Lampada / DurataUHE 250W / 5.000 h (Eco Mode)
Luminosità2600 Lumens
Contrasto1.200.000:1
Obiettivo1.35:1 – 2.84:1 con lens-shift e zoom motorizzati
Ingressi2x HDMI 2.0 (HDPC 2.2), VGA, Ethernet, RS-232C, USB 2.0, Trigger 12V
3D / HDRSì / HDR10 / HLG
Rumorosità 20dB (Eco Mode)
Dimensioni (LxPxA)520 x 450 x 193mm
Peso11 kg
ManualeEpson EH-TW9400 Italiano
Prezzo2.799 Euro
Distributore: Epson Italia SpA – Via M. Viganò de Vizzi, 93/95 – 20092 Cinisello Balsamo (MI) – Tel. +39 06 60521502. Per maggiori informazioni: www.epson.it

www.epson.it/products/projectors/home-cinema/eh-tw9400

Il “contenitore” di questo TW9400 è un manufatto plastico, dove la definizione non vuole essere dispregiativa ma è invece indice di una implementazione non high-end ma certamente robusta e ben curata. La forma quasi a parallelepipedo presenta le caratteristiche alette di ingresso ed uscita del percorso dell’aria destinata al raffreddamento; è caratterizzata da una lente di dimensioni piuttosto ragguardevoli di cui vi ho già detto (in termini di memoria della posizione) e da una serie di comandi che permettono l’uso anche senza l’impiego del classico telecomando Epson.

Per quanto riguarda gli ingressi, poco da dire rispetto ai due HDMI 2.0 certificati HDCP 2.2, in quanto non ritengo quasi più utile a nessuno la presenza di un VGA (ditemi se la pensate diversamente…). Diciamo anche qualcosa sul telecomando: se il layout è apprezzabile per la presenza di un certo numero di pulsanti a disposizione, non altrettanto mi sento di dire per la loro disposizione.

Il telecomando completo di retoilluminazione

Avrei preferito la chiamata diretta delle funzioni principali, mentre queste sono limitate alla selezione degli ingressi e ad alcune funzioni. Ma per variare cose banali come brightness e contrast o le funzioni di calibrazione dovete necessariamente entrare nel menu e scorrere le relative voci: credo si potrebbe fare di meglio, e da Epson me lo sarei aspettato. Pazienza, magari nel TW9500 prenderanno in considerazione queste esigenze…

Più interessante, come abbiamo detto, il fatto che la matrice da tre pannelli LCD da 0.74” sia dotata del sistema definito 4K Enhancement, che effettua quella che chiamiamo e-shift, vobulazione o come vi pare: li abbiamo già sentiti e significano in pratica la stessa cosa anche se in teoria funzionano diversamente. Epson dichiara che in questo caso lo spostamento dei pixel avviene in diagonale, per aumentare non solo la risoluzione percepita ma anche la possibilità di funzionare in modalità nativa con segnali 4K, come se il proiettore avesse una matrice di questo tipo. Il mio commento è che non vedo ragioni per disinserire questo meccanismo, e che lo stesso funziona ragionevolmente bene: non ho visto particolari artefatti, scie o difetti che mi abbiano fatto sobbalzare sul divano. Il relativo controllo è rimasto sempre su “on”, per cui penso si possa ritenere chiuso il discorso.

Il TW9400 viene dichiarato in grado di produrre 2.600 Lumens massimi ed 1.200.000:1 di contrasto: come sempre, in condizioni di calibrazione, come vedremo a breve, non è così, ma il fatto… non costituisce reato! Dopo aver visto nel manuale di servizio di un rinomato produttore (non vi dirò mai chi fosse!), tanti anni fa, un rapporto di contrasto che era incredibilmente misurato con il bianco in modalità dinamica ed il nero in modalità Home Theater (spiegatemi come si possa fare ad avere contemporaneamente sullo schermo una situazione in cui lo stesso proiettore, nello stesso momento e sullo stesso pattern, possa operare con due settaggi diversi!), ho capito che non esiste limite al “dichiarato”. Esistono numeri di calibrazione, che sono poi i risultati delle recensioni, trovati con strumenti più o meno accurati: quello che vi riporto sono frutto di un multimetro Delta Ohm con sensore dedicato (il cui prezzo di listino superava i 2.000 €) ed effettuati su una superficie estremamente ridotta, il che permette di realizzare una misura dove la già eccellente sensibilità dello strumento viene ulteriormente massimizzata. Tenete presente che questi dati sono la versione più accurata di quanto prodotto dalla sonda di calibrazione i1 Display, il colorimetro che invece misurava l’emissione dallo schermo per effettuare una misura in ambiente della macchina sotto esame: i dati sono comunque in accordo, anche se ovviamente i valori che trovate non sono quelli dello spettrofotometro o del colorimetro che impieghiamo nelle sessioni di calibrazione ma quelli della sonda dedicata.

La lampada ELPLP89 in dotazione

La lampada, di tipo tradizionale, arriva fino a 5.000 ore in Eco Mode, e questo rappresenta un’ottima notizia per il costo di mantenimento della macchina. L’altra caratteristica sulla quale mi vorrei soffermare è quella dello shift ottico, perché questo non solo è molto ampio (in verticale ± 96,3 %, in orizzontale ± 47,1 %), ma è motorizzato, memorizzabile e richiamabile da menu, rendendo così molto semplice il cambio di formato ed il ritorno ad una squadratura perfetta in caso di movimenti successivi all’installazione. Si tratta di quelle caratteristiche che non saranno indispensabili di certo, ma che danno una sensazione di sicurezza di avere ben speso i propri soldi, soprattutto quando il listino di questo proiettore è di 2.800 Euro. Come al solito, il consiglio è di valutare attentamente le quote di installazione leggendo il manuale per evitare cattive sorprese: l’escursione piuttosto ampia dello zoom (2.1X) corrisponde ad una distanza compresa tra i 3 ed i 6.3 metri per 100” di diagonale. A casa mia, con circa 4.8 metri di distanza, non ho avuto difficoltà a riempire uno schermo di 3 metri di base.

Un elemento importante per la calibrazione del TW9400 è dato dalla presenza dell’Iris, che è disponibile sia nella sua modalità fissa (con apertura da 0 a -20) sia in quella dinamica: ciò rappresenta una misura di flessibilità operativa che si può tranquillamente sfruttare (e vedremo dopo come e quando).

La parte relativa alla calibrazione credo si possa dire rappresenti la parte più divertente, ed anche lunga, della prova. Ho praticamente sottratto questa macchina alla disponibilità di Fulvio Cecconi di Garman, uno dei negozi che a Roma investe di più nella promozione del materiale Home Theater e che ci ha lasciato il proiettore per parecchio tempo. Devo dire che ho scoperto parecchi elementi con i quali parecchi di voi si potranno scontrare nel processo di calibrazione, sia per l’SDR che per l’HDR.

La distribuzione delle voci la vedete nelle figure, ed anche qui rappresenta una notevole continuità con la storia Epson, anche se ovviamente opportunamente aggiornata. Vi dico subito che non ho fatto grande uso delle opzioni di innalzamento del dettaglio, perché sono rimasto soddisfatto di quanto vedevo in condizioni di default. Viceversa, il processo di taratura è andato decisamente per le lunghe e cercherò di spiegarvi il perché.

Innanzi tutto una considerazione, che non credo rappresenti un mistero per chi conosca un pochino la produzione Epson: potete fare quello che vi pare, ma la situazione migliore, senza alcuna discussione, per arrivare ad una calibrazione soddisfacente, parte dalla voce “Natural” del menu. Le altre le ho misurate tutte, le ho provate, ci ho sbattuto il mio grosso naso, ma a mio parere rimangono lì dove sono. Compresa anche quella definita “Digital Cinema”, che prevede l’impiego di un filtro che dovrebbe allargare il gamut fino quasi al DCI-P3. Trovate i grafici: per me, non lo fa, e si limita a diminuire l’emissione del proiettore, che, soprattutto in HDR, rappresenta un fenomeno pernicioso che non dà alcuna soddisfazione.

Andiamo con ordine. Concedetemi una piccola digressione sul tema, a me molto caro, delle differenti misure che si ottengono in ambienti… differenti.

Vi assicuro che, come ho già visto tante volte, gli stessi valori di calibrazione (riportati su una macchina identica con medesimo firmware nella sala di Garman), completamente diversa dal mio soggiorno in quanto totalmente controllata e praticamente priva di qualunque superficie chiara, hanno dato luogo, con gli stessi parametri, a risultati completamente diversi. Non ci credete? Eccoli qui.

Clicca per ingrandire

Sulla macchina erano impostati identici parametri di taratura che, nel mio ambiente, hanno dato luogo a questi risultati (ve li riporto per comodità):

Clicca per ingrandire

Ovviamente la differenza dell’emissione luminosa, da 53 a 88 cd/mq. dipende dalla dimensione dello schermo (3 metri contro 2.6). Trovate qualcosa di simile? Direi di no, mi appare abbastanza evidente.

Anni fa scrissi apposta un articolo sull’importanza dell’ambiente di calibrazione nel processo di taratura: ne ho avuto l’ennesima dimostrazione numerica anche in questo caso. Questo per fare capire, se ancora ce ne fosse bisogno, di quanto possa essere inutile, dannoso e stupido ricopiare dei valori di taratura trovati in un ambiente per riproporli in un altro, diverso dal primo. Scusate se non sono stato diplomatico, e forse sto dicendo cose che ormai sono consolidate, ma vi assicuro che anche a casa mia ho dovuto rifare la calibrazione dopo aver sistemato sul soffitto del mio soggiorno quel sistema di pannelli per l’assorbimento delle riflessioni di cui vi parlerò tra un po’, che ha il pregio di essere economico e facile da installare (di cui si è già rapidamente già dotato il mio amico Stefano). Pertanto, quando vi sposterete in ambienti diversi, non ha alcun senso copiare i valori: l’ho detto tante volte, lo so, sono vecchio ed abbastanza rinc…, ma è pur vero che non tutte le persone che leggono Tech4u debbano forzatamente sapere chi io sia ed abbiano letto tutti i miei articoli! Per cui, dato che repetita juvant, vi beccate questa considerazione: non copiate, calibrate voi!

Attenzione al fatto che il famoso filtro per allargare lo spazio colore entra in funzione con Digital Cinema e Cinema: lo sentite chiaramente perché è motorizzato e fa un rumorino al suo ingresso, anche se Epson, non so perché, non ne localizza la presenza in modo esplicito. Ripeto che a mio parere si possono tralasciare tutti i settaggi che non siano Natural.

Vi riporto i dati di taratura e di ottimizzazione nel mio ambiente, dove un gamma 2.2 è perfettamente adeguato alla riproduzione corretta in SDR. Qui di seguito i grafici, riportanti le misure con Iris dinamico spento e macchina in default.

A riprova di quanto dico in merito al filtro per allargare il gamut (cosa inutile in SDR, per altro) ed alla bontà del modo Natural, vi invito a guardare i dati (che provengono dall’i1 Display, il colorimetro che impieghiamo per le misure insieme al software Calman) e potete leggere da soli che su uno schermo di 3 metri di base il settaggio Natural produce 81.76 cd/mq contro 44 del Digital Cinema, a fronte di un gamma di 2.2 contro 2.14 (questo poca cosa di differenza) e di delta E di 3.7 contro 5.4. Dato che con il preset Natural è anche molto più semplice ottenere dei risultati lineari, non vedo onestamente (tanto più in SDR) motivo per scegliere un’altra strada.

Poi un altro elemento, con il quale mi sono trovato a combattere per cercare di modificarlo in qualunque modo, uscendone sempre sconfitto: l’uso dell’Iris.

Questa macchina è una sorta di regolo calcolatore, in cui i valori di picco del bianco e del nero si spostano, traslando verso destra o sinistra, ma senza mai modificare il loro intervallo. Che vuol dire, in pratica? Se pensate di cambiare valori di calibrazione utilizzando l’apertura dell’Iris, e trovate, per dire, 1000 di bianco e 300 di nero (ovviamente sono numeri a casaccio) con l’Iris su -5, se vi spostate a -10 dell’Iris e trovate 800 di bianco, il nero sarà sempre nello stesso rapporto, ossia leggerete invariabilmente 240, ossia il rapporto sarà sempre di 3.33!

Per avere contezza di ciò, guardate, nei grafici precedenti, il valore del rapporto di contrasto, che rimane sempre praticamente costante intorno ad un valore di 3.000:1, poco più, poco meno: si tratta praticamente dello stesso numero, il che rende evidente che la macchina È quella.

Vi riporto altri due grafici per rendervi evidente la differenza. Non importa qui il tipo di settaggio ed i valori che ne derivano (mi riferisco al valore dell’emissione luminosa e del rapporto di contrasto in valore assoluto), che sono funzione della semplice impostazione. Ciò che conta è che in un caso l’Iris fosse in posizione -12 (il primo grafico) e nell’altro fosse a -18 (il secondo):

Come si può vedere, abbiamo rispettivamente 0.0627 contro 0.0259 cd/mq. per il nero e 28.56 contro 10.17 cd/mq per il bianco, che portano ad un rapporto di contrasto di 456 e 393:1 (che sono praticamente lo stesso numero), un gamma di 2.17 e 2.18 ed un delta E di 1.6 e 2.3. in sostanza, la sola variazione della posizione di chiusura dell’Iris porta ad una traslazione dei livelli e praticamente null’altro.  Quindi, in sostanza, non si può fare altro che scegliere un valore di calibrazione sul quale attestarsi: l’impiego dell’hardware e del software del proiettore non lo modificherà se non in orizzontale, e non riuscirete a migliorarne sensibilmente le prestazioni.

Un limite od un pregio? Per certi aspetti, mi ha fatto impazzire quando stavo cercando di scendere con il livello del nero (da sempre uno dei miei obiettivi di calibrazione) mantenendo una visione godibile con dei livelli di luminosità percepiti accettabili: non ci sono riuscito, perché se tiri in basso il nero, viene giù anche il bianco, e quindi non si riesce a migliorare nulla. Dall’altro lato questa stessa caratteristica può rappresentare anche una garanzia di linearità, nel senso che non si possono fare grandi disastri una volta partiti con il processo ed arrivati ad una situazione ottimale. Essendo la traslazione solo orizzontale, come ho detto, non fate altro che spostarvi appunto a destra o sinistra, ma le prestazioni complessive rimarranno invariate.

Partiamo da una considerazione. Iris dinamico sì o no, e, se sì, Iris dinamico sì o no durante la calibrazione.

So di aver posizione molto diversa sia da quella di Gian Luca Di Felice che di Emidio Frattaroli (direttore di AV Magazine), che si rifiutano di usarlo in sede di calibrazione. Io sono di parere opposto per un semplice aspetto: dato che l’Iris dinamico serve a variare il livello del nero in funzione del contenuto dell’immagine, e dato che un livello del nero diverso in valore assoluto produce una curva del gamma diversa, mi dovete spiegare come sia possibile che, una volta trovata una calibrazione con Iris spento, possiate pensare di usare la stessa azionandolo per abbassare il nero! È abbastanza chiaro che la situazione che avete trovato, sia dal punto di vista dei livelli della scala dei grigi che dell’equilibrio cromatico, sarà pesantemente alterata dalla sua presenza, che andrà a scombinare il tutto. A me sembra decisamente più logico e metodologicamente corretto eseguire la calibrazione nella stessa identica condizione nella quale poi andrete a vedere realmente il proiettore, senza alterare alcunché. Per fare questo e simulare il risultato reale che appare sullo schermo ho incominciato ad usare con profitto dei pattern presentati da Calman ad APL costante con variazioni cromatiche, tali da simulare l’intervento dell’Iris dinamico in una scena reale. E fino a qui ero contento…

Poi è arrivato il TW9400 che mi ha scardinato le certezze. Ho cominciato ad effettuare la calibrazione con questo metodo, e notavo uno strano picco negativo nella curva del gamma ed altre stranezze, che mi hanno reso molto complicata la prima fase di conoscenza e taratura (se ne è accorto Fulvio Cecconi, perché non gli restituivo la macchina che dovevo tenere inizialmente “solo una quindicina di giorni…”). Il problema era serio, e ad un certo punto il dubbio mi è venuto: ma fosse ‘sto marchingegno? Avere sviluppato un’attitudine sperimentale (ciò che distingue un ingegnere da un fisico, come dico sempre a Nicola D’Agostino, che appartiene alla seconda categoria: “Tu dici le cose in teoria, io le faccio in pratica!”) mi ha aiutato nella circolazione del neurone libero che vaga sconsolato nel mio cervello, mi sono fatto una domanda e dato una risposta. Che non è stata la solita, ma suonava più o meno così: “Caro Andrea, stavolta hai sbagliato tutto”. Per dimostrarlo, vi riporto il grafico ottenuto con il pattern di misurazione che usavo (anche qui il settaggio di taratura non ha alcun significato, ciò che conta è la differenza relativa dei due grafici) con l’Iris dinamico in funzione:

Clicca per ingrandire

e la stessa misura senza Iris dinamico:

Clicca per ingrandire

Non mi pare si assomiglino, che ne dite? Quindi, dato che il rilievo sperimentale era tale da farmi essere molto più d’accordo con la misura in condizioni di Iris spento e che non vedevo nulla di quelle assurde asimmetrie di quando l’ho acceso, sono stati i fatti a farmi cambiare idea. Onestamente, non so darmi una spiegazione: ho pensato ad interazioni con le lamelle del diaframma che si chiude, aberrazioni sagittali dell’ottica, strane interferenze su particolari frequenze sul trattamento superficiale antiriflesso (ammesso che ne esista uno), ma non ho alcuna certezza. Forse l’unica spiegazione ragionevole, che ci è venuta commentando questa cosa con Gian Luca Di Felice, sta nel fatto che potrebbe essere possibile che Epson non abbia aggiornato l’Iris da quando è stato progettato. E ciò è avvenuto quando l’emissione dei proiettori era decisamente più contenuta: allora funzionava bene, oggi, evidentemente, a livelli di emissioni nell’ambito dei 1.000 – 2.000 Lumens, no. E potrebbe non valere la pena di impiegare risorse per un mercato che di certo non è così ampio, non credete? Di fatto, in questo caso funziona così. Non so se sarà così in futuro (probabilmente no) ma per l’Epson è andata in questo modo, e le misure le ho fatte tenendolo spento.

E qui arrivo ad una eccellente conclusione, che vi riporto:

Clicca per ingrandire

Come vedete, la linearità del gamma è eccellente (tenete sempre presente che non si può ricopiare una curva ad andamento logaritmico nell’intervallo 0-10% con una sola misura al 10% stesso dopo quella a zero, ma ne sarebbero necessarie una decina nello stesso intervallo), l’equilibrio RGB fantastico, ed il delta E da riferimento. Sui valori assoluti di nero e bianco discutiamo a breve.

Ma siccome sono cocciuto, ho riprovato ad azionare l’Iris ed a fare una misura in questa condizione (non si sa mai…). La volete sapere la conclusione? Eccola qui:

Clicca per ingrandire

Dove sta la differenza, oltre che nell’Iris? Mi sono fatto ingolosire dalla linearità del 9400 ed ho aumentato la potenza della lampada. Che cosa vi devo dire? Non so cosa sia successo, ma evidentemente la condizione di maggior stabilità della macchina ha portato a questi grafici. Si può notare come l’andamento del gamma sia del tutto lineare (la rappresentazione grafica di Calman è diversa solo perché è radicalmente diverso il punto di partenza del livello del nero), la linearità RGB parimenti conservata ed il delta E di 1.4 non è praticamente diverso dal precedente (un valore di 3 risulta essere quello a partire dal quale un occhio umano attento vede delle differenze: al di sotto è solo un puntiglio di misura). Il fatto rilevante è che l’emissione si è più che raddoppiata, ed il livello del nero è sceso decisamente.

Veniamo ora a valutare l’emissione di questo LCD ed il suo livello del nero, partendo da questo dato che per me risulta quasi un’ossessione paranoica, dato che lo metto sicuramente al primo posto nella scala delle priorità per la taratura di un display. Intanto diciamo che tra condizioni di default e di calibrazione passa un rapporto di più di 15 volte tanto: e questo non è indifferente! Ovvio che tale comportamento sia da attribuire all’Iris dinamico, che riesce quindi a chiudere nelle fasi più scure con un’efficacia di 16 volte superiore, perdendo solo 1.5 volte la luminosità massima (basta fare il rapporto tra 0.552 e 0.033 e tra 1543 e 1014!).

Detto questo, diciamo che l’emissione della macchina è di tutto rispetto: se guardate i risultati, aver ottenuto più di 1.000 Lumens in condizioni di calibrazione SDR è qualcosa che anni fa non si poteva nemmeno immaginare. In un certo senso queste nuove macchine, unite forse anche e soprattutto ai televisori (parlo degli OLED, gli altri hanno meno appeal per me…) hanno modificato il mio modo di concepire la calibrazione: anni fa cercavo solo il nero in assoluto, e non mi interessava affatto se l’emissione massima non superava i 200 Lumens. Oggi no: se riesco a salire verso valori più elevati ed il proiettore risponde con una buona linearità (ossia non si sfaldano le alte luci ed il CR 40, ossia il rapporto tra il 40% ed il nero, che simula una situazione media durante la visione di un film, rimane buono anch’esso), non vedo ragione per non spingere in alto la calibrazione. Anche perché il limite che esiste tra un settaggio in SDR ed uno in HDR per un proiettore può non essere così distante, a differenza di un OLED dove questa distanza è elevata e chiaramente avvertibile.

Vi dico anche che i 1.104 Lumens che ho trovato in calibrazione corrispondono a 76,61 nits (cd/mq) sullo schermo. Per i fanatici dell’asserzione che sostiene, in modo irrevocabile, che per riprodurre in modo adeguato l’immagine del cinema sono necessarie 55 cd/mq corrispondenti ai circa 15 f foot Lamberts che l’SMPTE sostenga che rappresentino la base per qualunque impostazione colorimetrica… dico un po’ di cose.

La prima: lo sapete quante di queste raccomandazioni esistono? Ve lo dico io, partendo dalla prima e più famosa, che è la

Per la cronaca: lo sapete quale deve essere, secondo questa raccomandazione, la temperatura colore sullo schermo? Dice così: “The white point of the image on the screen should be 5400° Kelvin +600° -200°”. Domanda: ed I nostri 6503°K ai quali puntiamo tutti, dove sono finiti? Si tratta di standard uguali, o forse dovremmo accettare un pochino di flessibilità in più nelle nostre posizioni? Ma andiamo avanti…

Dopo di questa se ne sono succedute parecchie altre (è un eufemismo…), per cui facciamo prima a riportarvi questo documento della stessa SMTPE per renderci conto (si tratta del “Reference – 20F Technology Committee On-Screen Light Measurement Study Group Report”) e vi invito a leggere con attenzione la tabella riassuntiva che trovate a pag. 17 e 18.s

Non so per quale ragione, ma da questo elenco è saltata questa ulteriore raccomandazione, che ho trovato in letteratura:

Questo per farvi capire la vastità della materia, che non è facilmente riconducibile ad un SOLO VALORE, ma nella migliore delle ipotesi stiamo parlando di un INTORNO di questi (cosa che dal punto di vista matematico non è lo stesso…) e che esistono differenziazioni tra cinema analogico e digitale, che bisogna tenere conto del punto di osservazione, che la misura è un fatto medio perché dipende dal cinema, dal numero delle file che questo ospita, dallo schermo e da un insieme di fattori che costituiscono le condizioni cosiddette al contorno.

La domanda come al solito è la stessa: ma qualcuno ha letto e studiato queste raccomandazioni? Lo ritengo abbastanza improbabile, perché se le volete dovete pagare circa 50 dollaroni per scaricarvele. Gratis non si trovano, e quindi credo che a nessuno sia venuta la voglia di leggere realmente tutto il malloppo. Però tutti ne parlano, e si dice che i MASSIMI nits CONCESSI per una ACCURATA e GIUSTA proiezione CON IL CINEMA DIGITALE IN CASA DEVONO essere circa 50. “Bugia”, come diciamo a Roma! Vogliamo studiare? Chi ci garantisce che i maestri del colore di Hollywood operino così? A Cinecittà o in Francia fanno lo stesso? Chi converte il lavoro fatto PER IL CINEMA, non per il CINEMA IN CASA, segue le stesse “regole” che sono solo raccomandazioni? Siamo davvero sicuri che ovunque funzioni così? E poi, dal punto di vista pratico: se scendo in basso con la luminosità massima posso facilmente alterare i colori (lo vediamo in qualunque processo di calibrazione), ma generalmente in alto i “nostri” display sono più lineari. E quindi se saliamo cosa succede? A mio parere PROPRIO NULLA DI MALE, purché sia mantenuto un equilibrio tra le varie grandezze che definiscono la taratura di un display.

E comunque, per la cronaca: i 1.014 Lumens che ho ottenuto sullo schermo di casa, approssimativamente convertiti (il perché del termine ve lo racconto un’altra volta, è un fatto puramente matematico e fisico) in nits, su uno schermo di guadagno approssimativo 1.2 (qualcuno ne ha mai misurato uno per essere sicuro che i produttori non siano a volte un po’ ottimistici?), valgono 22 fL, ossia esattamente il valore MASSIMO RACCOMANDATO da SMPTE. Quindi, rientriamo anche all’interno di questi presupposti parametri di “adeguatezza” anche con un valore così “sparato” per l’SDR…

Tutto questo per dire solo una cosa: andiamoci piano, a dire in modo apodittico, che una cosa DEVE essere così se non siamo sicuri che SIA così!

Dopo questo sproloquio della serie “Lo Stato di New York contro Manuti”, passiamo a qualche considerazione sul livello del nero. Sempre per onestà di analisi, diciamo che con macchine JVC ho letto valori di 10 volte inferiori (ossia, con uno zero in più dopo la virgola), e che non vi potrà mai venire in mente di dire “questo Epson è come un OLED”, per il semplice fatto che non è vero. Ma il valore assoluto di questo LCD è di tutto rispetto, e sufficiente a farmi bullare da solo di quando li chiamavo “Lunga Cecità e Demenza”.

Però, sempre per chiarezza e per non ingenerare false speranze, devo anche dire che questo valore, che ho ottenuto con l’uso di un pattern con una finestra al 18% e di tipo on/off, è a mio parere da intendersi come il massimo (teorico) raggiungibile. Dico questo perché il meccanismo del diaframma automatico non è così veloce da permettere SEMPRE una chiusura veloce verso questo livello del nero. Se ciò avviene ad esempio con i titoli di coda del film al loro termine ed i frames successivi, nei quali come ben sapete viene sempre riportata una schermata nera e questa assomiglia molto al nero (soprattutto su uno schermo di tre metri come il mio) inteso come assenza di luce, nella realtà della proiezione la situazione non è così idilliaca, proprio in virtù di un funzionamento non così veloce e non così impeccabile. Si riesce ad avere un contrasto superiore: ho fatto delle misure, da Garman, sulle tarature veloci che Emidio Frattaroli ha ottenuto ed il suo rapporto di contrasto mi risultava di circa 4.000:1 con circa 670 Lumens massimi, e la differenza rispetto alla mia impostazione si vedeva, a mio parere, chiaramente. Ma onestamente non tanto da giustificare una differenza tra 30.000 e 4.000:1 nel contrasto. Questo, ripeto, perché il funzionamento dell’Iris che dava luogo a questo numero nella realtà non è così efficiente. Il livello assoluto al quale si può arrivare penso che agisca anche sulle prestazioni dell’Iris: nella sede di Garman è stato praticamente impossibile azionarlo, vista la instabilità del suo funzionamento e considerata la instabilità cromatica della taratura che si produce. Come consigli pratici, dopo tutte queste considerazioni, mi sento di dirvi di provare a vedere dove fermarvi con l’Iris (per misurare dove non ha più effetto pratico la sua chiusura), e dopo aver trovato la taratura ottimale (il che non dovrebbe costituire un’operazione troppo lunga) provare ad inserire l’Iris e vedere quanto vi siate allontanati dall’ottimo. Se doveste trovare un buco intorno al 90%, come a me è successo, lasciate perdere subito perché difficilmente ne uscirete. Qualora invece la situazione fosse maggiormente stabile, proseguite e riuscirete a trovare un vantaggio certo.

Oggi, parlare di taratura – come la abbiamo sempre intesa – nel caso dell’HDR può risultare fallace e fuorviante. Con tutti gli standard che ci sono, uno diverso dall’altro e perciò automaticamente in grado di negare il concetto stesso di standard (chiamateli HDR10, HDR10+, HLG, Dolby Vision o come vi pare: sono troppi!), una cosa sola è standard: l’impossibilità di esprimere univocamente e numericamente le prestazioni del display. Questo perché la variabilità che si ottiene a seconda della scelta di codifica e della maniera nella quale sia stato effettuato ed a quali livelli (un’escursione da 300 a 4.000 nit non è roba da poco, ma accade…) e finanche nella risposta del singolo apparecchio alla classica curva “a ginocchio” (curva di tone mapping) che costituisce la funzione di trasferimento (al 56%? Al 60? Al 64? Al 72%? Boh…) rende impossibile a mio parere parlare di taratura in modo, se non scientifico, almeno accurato. Ed allora bisogna accontentarsi di dare una “ravanata” alle possibili impostazioni, sperando che all’atto pratico, come ho sapientemente sentito dire da Gian Luca ed Emidio, ci si collochi nel giusto mezzo e si riesca a godere di uno spettacolo godibile per i nostri occhi. E teniamo anche presente che il concetto di HDR applicato su un televisore è una cosa, su un proiettore, data la sua ridotta emissione, è diverso. Un proiettore ha una dinamica ridotta, e di conseguenza la differenza tra SDR ed HDR non è così evidente come in un televisore.

Una considerazione importante: l’aggancio del segnale HDR è automatico, ma il caricamento del banco di memoria non lo è: siete voi a doverne creare uno e poi a richiamarlo dalla lista a disposizione. Per verificare con certezza cosa stiate vedendo, dovete andare, stranamente, nella voce “Signal”, e da qui cercare in Dynamic Range, dove leggete con che tipo di segnale state alimentando il proiettore.

Questo per evitare di credere di vedere una taratura in HDR salvo poi accorgersi di aver caricato un banco SDR!

Detto questo, le considerazioni sono in qualche misure analoghe a quelle fatte per l’SDR, ma con un principio teorico opposto: usare l’Iris dinamico appare CONCETTUALMENTE sbagliato, perché, dato che siamo alla ricerca della massima emissione luminosa, avere qualcosa nel percorso ottico che me la riduce sembra un controsenso. Come al solito, preferisco la pratica alla teoria, e vi dico che di prove ne ho fatte tante.

La prima ovviamente riguarda i banchi dove si innesta il famoso filtro per estendere il gamut (ho scelto il Digital Cinema), che dovrebbe garantire una superiore riproduzione del colore con segnali HDR. Bene, oltre che ridurre sensibilmente la luminosità, come vedete dalle misure non ho nemmeno rilevato questa estensione del gamut! Ragion per cui, mi pare che questo esperimento sia da dichiarare fallito e ci possiamo tenere il nostro valido Natural di partenza (e di arrivo) che funziona decisamente meglio.

Trovate qui la copertura del gamut DCI P3 nel caso del Natural e del Digital Cinema:

Qui vedete il BT709 all’interno del BT2020 (a sinistra il settaggio Natural, a destra il Digital Cinema):

e qui invece il P3 all’interno del BT2020 (sempre a sinistra il settaggio Natural, a destra il Digital Cinema):

La considerazione è semplice: se devo rinunciare a tanta luce a favore di una copertura che non varia più di tanto e che mi costringe ad una taratura complessiva meno efficace, non vedo assolutamente ragione per farlo. Tanto più che l’osservazione dei secondi grafici, dove vedete le cosiddette “sweeppate” che fanno vedere l’andamento non solo al 100% (come il gamut che usano tutti) ma anche ai livelli inferiori (e da qui è evidente la perdita di copertura), fornisce ancora più forza al ragionamento fatto prima: non vale la pena di inserire il filtro perché i vantaggi sono largamente inferiori agli svantaggi (per non dire che non ci sono proprio). Se volevate un parere diplomatico, potere leggere recensioni da un’altra parte…

Anche qui, ho fatto tutta la “taratura” con l’Iris tolto di mezzo in modalità dinamica, e sono comunque riuscito a giungere ad un risultato soddisfacente. L’emissione luminosa si attesta a 1913 Lumens, che non sono pochi. E poi… ho provato ad inserirlo, dato che il livello del nero che si ottiene in HDR è decisamente troppo sollevato per i miei gusti.

Volete la verità? Forse non sempre, ma sono del parere che qualche volta, in qualche film e con qualche installazione (osservate i caveat che sto prendendo… 🙂 ) possa avere un senso il suo impiego. Sempre che il meccanismo si attivi in maniera corretta e non vi dia particolare fastidio per passaggi lenti o per un suo mancato innesco.

Però riesce ad abbassare in qualche modo un tappeto del nero che altrimenti, onestamente, è troppo alto per poter godere di una visione serena. Diciamo che si tratta di un fatto di gusti e di situazioni. Nella maggior parte delle situazioni, fatene tranquillamente a meno.

Partirei dalla conclusione. Mi è piaciuto questo Epson? Assolutamente sì, e per tutta una serie di ragioni. La prima è costituita da un certo family feeling che parte da qualche anno fa, quando acquistai un TW9000 (ma che in certa maniera ho rimpianto) che ho poi venduto al mio amico Silvano. Se ti “abitui” ad un modo di interpretare le immagini, trovarne di simili di fa sentire in una situazione conosciuta e di sostanziale affidabilità, che non è solo dovuta alla ricerca del settaggio Natural come partenza per la calibrazione! In generale le macchine Epson hanno buoni colori, sono piuttosto semplici da mettere a punto, si vedono bene e con piacere, hanno uno scaling che funziona, e rappresentano un ottimo compromesso del rapporto prezzo/prestazioni. Questo direi che il punto forte: a 2.800 Euro di listino, questo TW9400 costituisce un eccellente biglietto di visione per il 4K. Il fatto che la matrice non sia nativa non lo penalizza a mio avviso più di tanto, dato che sia il materiale HD upscalato che il 4K nativo vengono riprodotti con una resa assolutamente credibile. Basta che il livello di luminosità dell’immagine non sia particolarmente basso (partite e materiale sportivo in genere, sceneggiati televisivi, serie non impegnative e via andando) per farvi porre la consueta domanda: ma vale la pena di spendere di più? Per molti appassionati, anche discretamente “impallinati”, la risposta è certamente no. Nella visione di parecchio di questo materiale (penso alla rivisitazione di alcuni episodi della serie di Montalbano che avevo perso) ho avuto modo di apprezzare una discesa verso i dettagli delle zone scure che mi ha lasciato piacevolmente stupito: non credevo davvero che questa macchina potesse rendere in modo così credibile certe sfumature, segno che la calibrazione è stata efficace.

Certo, se stessi qui a dirvi che si vede come un OLED o come un JVC X7900 vi direi una stupidaggine, peraltro facilmente contraddetta dai numeri: le scene più scure fanno molta fatica, e la macchina si tinge di un grigio che non si può ragionevolmente chiamare nero. Sono andato a rivedermi il valore che avevo trovato per il citato TW9000: 0.004 Lumens contro 0.033, ossia quasi dieci volte di meno (ovviamente anche lì impiegai l’Iris, che era decisamente più stabile)! Mi potreste replicare che l’emissione massima del 9000 si fermava a circa 500 Lumens mentre qui arriviamo a più di 1.000 calibrati, e non potrei che dirvi che questa è la nuova tendenza. Sto invecchiando, e quindi tendo ad essere ripetitivo, per cui sono affezionato alle cose che conosco: per me il livello del nero continua ad essere prioritario per una visione ottimale, ma evidentemente i costruttori, che ne sanno più di me, la pensano diversamente.

Questo per dire che a mio avviso non si può qui parlare della macchina assoluta, perché il 9400 non lo è per questo motivo e per un funzionamento dell’Iris che ho trovato decisamente peggiorato rispetto a prima (troppo erratico e dipendente da mille situazioni al contorno). Ma per il resto, la soddisfazione nella visione rimane. Vi aggiungo qui qualche screenshot, come al solito, per darvi un’idea dell’esperienza di visione.

Ho volutamente lasciato il contorno dell’immagine nel mio soggiorno per darvi modo di valutare come la luce spuria si irradi intono allo schermo, e come questo possa influenzare la visione.

Come note di impiego pratico, alcuni suggerimenti.

Non ho mai tolto la funzione di upscaling 4K, che ritengo faccia il suo in maniera assolutamente adeguata.

Non ho impiegato le opzioni di sharpness, che sono parecchie, perché non ne ho sentito la necessità per avere un’immagine più dettagliata, che mi interessa quando guardo una fotografia (ed anche lì con molti distinguo), ma non se guardo un film. Non passo il tempo a contare i peli della faccia di Tom Cruise in Oblivion (magari preferisco guardare una qualunque bella attrice al posto suo…) e quindi tutta questa esigenza dell’iperdettaglio nelle scene in movimento non è in cima alla lista dei miei desideri.

Sappiate comunque che se vi voleste divertire, i parametri da usare sono tanti.

Come sono i colori di questo Epson? Direi soddisfacenti, perché ben posizionati e sufficientemente neutri da non sentire l’esigenza di qualcosa di radicalmente diverso. Non sono personali (ricordo sempre il “rosso SIM2” per un paragone storico) o particolarmente caratterizzati, ma li trovo del tutto validi.

Le impressioni di uso in SDR le avrete capite. A prescindere da ciò che ho detto sull’Iris, questo TW9400 è forse più efficiente in questa modalità rispetto a quanto faccia in HDR, anche perché l’ho portato ad una emissione luminosa di tutto rispetto. Quindi, se non vogliamo andare in film scuri e nei loro particolari, arrivo a dirvi che c’è ben poco di meglio da desiderare. Certo, se poco poco vi imbattete (e sappiamo bene non essere infrequente) in contenuti con livelli che orbitano tra lo 0 ed il 10%… beh, qui la vita si fa difficile. E dato che la vita è un fatto di scelte, questa rimane a noi: se ci accontentiamo, avremo risparmiato dei bei soldini. Se no, ci sono altre opzioni di scelta.

In HDR non posso che sottolineare che quasi 2.000 Lumen calibrati sono tanti: è chiaro che se avessimo anche il nero vero potremmo gridare al miracolo, ma ciò non avviene. Però, sempre con i distinguo di prima, significa arrivare a poter guardare un film con le luci parzialmente accese senza soffrirne più di tanto. Certo, uno potrebbe giustamente replicare: “Ma perché dovrei usare un proiettore come un televisore?” ed io dovrei stare in silenzio (anche perché la penso così). Però non siamo tutti uguali, e quindi penso che il compito di chi recensisce un proiettore sia quello di farne comprendere le modalità di utilizzo pratico, i pregi, i difetti ed i limiti invalicabili.

Per gli interessati alla materia, che, come al solito, si divide in modo manicheo: funziona il meccanismo di frame interpolation? A parte la difficoltà di vedere acceso e non in grigio il relativo controllo (mi sarei aspettato di vederlo sempre disponibile ed invece non è stato così), devo dire che non ne ho avvertito il funzionamento in modalità aggressiva, purché mantenuto basso (ossia senza spararlo “a palla”). Mentre detesto il 24p perché lo trovo innaturale (avete mai visto nella realtà le ruote di una macchina girare al contrario? Con il 24p questo avviene e non venitemi a dire che si tratta di una “visione cinematografica” perché vuol dire alterare la realtà!), non sono particolarmente sensibile al famoso “effetto telenovela”, forse perché non guardo le telenovelas… 🙂 Detto questo, non mi pare che nella visione normale ci siano effetti devastanti, e quindi possiamo definire questo controllo come un plus che può essere inserito senza particolari drammi. Se non vi piace, ovviamente, sapete cosa fare!

Non mi chiedete cose relative ai videogiochi perché non li uso (sono troppo vecchio per questo) o sul 3D (che aborro), ma se volete un parere sulla classica domanda “Lo compreresti?”, la mia risposta non può che essere sì. Buona visione!

Un doveroso ringraziamento a Fulvio Cecconi del punto vendita romano Garman (via Boezio, 6 A/C – tel 06 683.22.51) per averci messo a disposizione il TW9400 di questa prova e averci consentito di effettuare confronti con altri esemplari in sede.

Condividi su: