Conclusione : Il pi
Questo per dire che per quanto sia più economico rispetto ai fratelli maggiori VPL-VW500ES (con il quale condivide scocca e caratteristiche di base) e VPL-VW1100ES, la qualità costruttiva di questo 4K (ricordiamo che la matrice è 4096 x 2160, che produce un aspect ratio di 17:9) è inappuntabile. Vediamo come si presenta, ricordando, per chi ha seguito le notizie provenienti dal CES, che questa macchina, introdotta all’IFA 2014, è la versione europea del VW350ES annunciato al CES 2015 di Las Vegas: ossia, siamo arrivati prima in Europa rispetto agli USA, e le macchine sono le stesse!
Pannello | 3 x SXRD 0.74″ |
Risoluzione | 4096 x 2160 pixel |
Lampada |
UHP 230W |
Luminosità | 1.500 Lumens |
Contrasto | 20.000:1 |
Obiettivo | Zoom 2,06x con lens-shift motorizzato |
Ingressi | 2x HDMI 2.0, LAN, RS-232C, USB 2.0, 2x Trigger 12V, Ingresso IR mini-jack, supporto HDMI Wireless (opzionale) |
3D | Sì (con emettitore RF integrato) |
Rumorosità Eco | 26dB |
Dimensioni | 496 x 195 x 464 mm |
Peso | 14 kg |
Manuale | Sony VPL-VW300ES |
Prezzo | 6.999 Euro |
La prima e più evidente ragione per acquistare questa macchina è rappresentata dall’essere un esponente della linea di macchine 4K native: i pannelli sono SXRD (Silicon X-tal Reflective Display, dove X-tal sta per Crystal) con cristalli Vertically Aligned Nematic (VAN) dotati di una velocità particolarmente elevata che consente refresh di 200 immagini al secondo, con un tempo di risposta di 2,5 millisecondi. Ricordiamo che si tratta di un pannello LCD che funziona per riflessione, ossia il percorso della luce attraversa il pannello, viene riflesso dallo strato a specchio posto sotto di esso e, riattraversando il cristallo liquido, viene indirizzato verso lo schermo.
Proseguendo con le caratteristiche che la Sony richiama per il proprio proiettore, troviamo la tecnologia Triluminos applicata al motore ottico ed ai pannelli, che si occupa di offrire una “qualità superiore” ottenuta tramite l’ampliamento della gamma cromatica. Direi che tutta la gamma Sony è investita da questa innovazione, dato che la ritroviamo anche sugli smartphone. La capacità di trattamento dei segnali a 4K arriva a 60 fps con un segnale YCbCr 4:2:0 ad 8 bit, ma forse la cosa che interessa di più dal punto di vista pratico è la presenza del processore Reality Creation, che tratta i segnali HD riportandoli, tramite un upscaling decisamente valido, alla risoluzione nativa del pannello, ossia 4K. A questo si accompagna un Motionflow che la casa definisce “semplificato”, nel senso che la modalità “Combination” contiene le precedenti “Film Projection” e “Motion Enhancer”.
Aggiungiamo infine un’ottica con escursione 2.06x dello zoom, che non è esattamente un fondo di bottiglia e che realizza una base di 2.70 metri ponendo il proiettore tra circa 3.5 e 7 metri… per terminare con quello che non c’è. In questo modello, in analogia con il proiettore Full HD HW40ES (di cui leggerete a breve la prova), Sony ha rinunciato all’Iris dinamico. Ossia il nero è prodotto unicamente dalla matrice e dal motore ottico, senza artifici di sorta: questo significa la certa riduzione degli eventuali disturbi dovuti all’entrata in funzione del diaframma, ma anche, come vedremo, una soglia più elevata del nero.
Per vostra informazione, dal punto di vista della sorgente non abbiamo nulla di particolarmente rivoluzionario, dato che la dotazione è costituita da una semplice lampada UHP da 230W dimmabile su due valori. Il consumo, un dato che oggi è di particolare interesse, è particolarmente contenuto, in quanto non eccede i 340 W.
Dal punto di vista del cabinet, questo VW300ES non si distacca dalla linea delle nuove realizzazioni della casa giapponese, e ci offre una struttura robusta ed ottimamente costruita, dove domina la grande “rosa” dell’ottica, affiancata dalle due feritoie degli scarichi dell’aria (posti sul frontale per non rappresentare un vincolo nell’installazione vicina alla parete di fondo di casa). Non c’è molto altro, dato che la sezione delle connessioni è limitata a due HDMI in versione 2.0 con supporto HDCP 2.2, una presa LAN, una USB ed una seriale. Non ci sono più ingressi analogici, e credo che la cosa, soprattutto in una macchina di questo tipo, non debba sorprendere nessuno né lasciare spazio a recriminazioni. La sezione comandi è completata dai tasti di controllo che, posti sul lato opposto, consentono di accedere ai menu ed al controllo della lente. Non c’è altro, oltre ovviamente alla presa per il cavo di alimentazione.
Il telecomando è del tutto simile ai precedenti, e va considerato del tutto adeguato alla classe della macchina, dato che permette l’accesso agli 8 preset di calibrazione (più quello User) e la chiamata diretta delle funzioni più interessanti in campo HT, come aspect ratio, Motionflow, spazio e temperatura colore, color e gamma correction, Reality Creation ed altri. Inutile dire che è retroilluminato e permette una facile gestione. A mio parere, è difficile progettare un’interfaccia più semplice da usare in campo Home Theater, per quanto, come sapete, io personalmente ritenga che ci si abitui molto facilmente a qualunque unità. Ma questo è avanti agli altri…
Ultima informazione, per gli appassionati della materia: si tratta di una macchina 3D. Se vi interessa…
Il software è analogo a quello che conosciamo per aver equipaggiato la serie da Home Theater della Sony ed il fatto che lo conosca da tempo non toglie che sia di immediato utilizzo anche per chi lo incontra per la prima volta.
La schermata che viene impiegata di più è senz’altro la prima, dove troviamo i preset di calibrazione (abbiamo detto che sono 9, ed aggiungiamo che la partenza dello User è quella del Reference), la gestione del Reality Creation (dove si possono anche indicare alla macchina i filmati masterizzati originariamente in 4K e troviamo i parametri di Resolution e Noise Filtering), il Cinema Black Pro (suddiviso in Contrast Enhancer e Lamp control), il Motionflow (6 possibili scelte: Smooth High e Low, Impulse, Combination, True Cinema, che corrisponde al 24p, ed Off). All’interno della voce degli Expert Setting spiccano le voci del controllo del gamma (valori da 1.8 a 2.6, Gamma da 7 a 10 ed Off), il Color Space (Rec. 709 ed altri) ed una serie di parametri di riduzione del rumore e di controllo del colore (da D93 a D55 passando, ovviamente, per il D65).
Oltre al controllo dell’aspect ratio ed alle relative memorie, abbiamo anche la comoda e mai tanto lodata funzione di controllo dell’allineamento del pannello, che qui rappresenta una marcia in più nella ricerca di un’immagine perfetta. Non un gadget, ma una reale funzionalità, che richiama i CRT insieme al controllo del blanking. Brava, Sony! Un’ultima annotazione è relativa alla presa LAN, che permette di inserire la macchina all’interno della nostra rete domestica e controllarla come un qualunque elemento di essa tramite un Web browser.
Le voci del menu, come detto nel testo, decisamente completo. Nell’ultima foto vedete il controllo dell’allineamento del pannello, “CRT style”, che non smetterò mai di lodare ed apprezzare abbastanza!
La completezza di questa dotazione ne fa un elemento di pregio della macchina, ma non lo definirei l’unico. In realtà questi Sony hanno assunto una caratterizzazione comune (vedremo un fatto analogo nella prova del modello inferiore, il VPL-HW40ES) basata sulla enorme facilità di messa a punto. Le curve di misura ottenute da questi SXRD sono spettacolari, nel senso che otteniamo una serie di “compassi” assolutamente tetragoni ad ogni variazione: cambiamo i parametri, andiamo nella direzione che serve con logica, ed il risultato è sempre lineare! Una garanzia di rapidità di esecuzione, di correttezza del risultato e di precisione e ripetibilità che fa stare tranquilli. Sotto questo aspetto, non possiamo che mettere queste unità su una linea superiore alle altre, pur non essendo il valore assoluto il più elevato all’interno della gamma di prezzi che gli oggetti del nostro hobby presentano.
Le scelte di progetto per cui Sony ha optato nella realizzazione di questo VW300ES sono chiare: una macchina molto luminosa più economica rispetto ai fratelli maggiori. Ci potremmo fermare qui, dato che i valori in default sono simili a quanto dichiarato (i 1.500 Lumens sono in realtà 1.120, ma rilevati nella modalità Reference, che corrisponde al default: scegliendone una più brillante sono sicuro che il dato possa venire raggiunto) e che, molto correttamente, la casa giapponese non si è imbarcata in una improbabile rincorsa a valori di contrasto altisonanti ma irreali. Già, perché la scelta di non inserire il controllo dell’Iris ha di fatto plafonato il livello del nero su una zona più elevata.
Basta guardare i riferimenti per rendersene conto: 0.113 Lumens in calibrazione sono un valore decisamente alto per una macchina moderna, e, per quanto abbia provato, non c’è verso di scendere in modo significativo da questo valore, anche riducendo la luminosità massima (cosa peraltro fatta: in calibrazione siamo passati da 1.120 ad 844 Lumens, che sono sempre tanti!). Questo ci mostra come gli ingegneri giapponesi abbiano voluto realizzare una macchina per grandi schermi, dove l’elemento che conta di più è la emissione luminosa, che deve essere efficiente, lineare e corretta cromaticamente. Che il livello del nero sia più sollevato, con queste premesse, conta relativamente.
I valori relativi al gamma sono perfetti: tenete presente che il livello assoluto ottenuto (2.56) è diverso dal riferimento in quanto rilevato presso la sede di Home Cinema Solution di Perugia, dove si è svolta la prova (grazie alla gentilezza e disponibilità di Simone Berti), ma che questa, come peraltro la rilevazione dei livelli RGB, è di caratura superiore, grazie alla già citata linearità.
L’analisi della risposta spettrale ci evidenzia come la macchina sia allineata con i criteri di progettazione di cui abbiamo detto: se deve fare tanta luce, questa avverrà con la presenza di una componente più blu, che infatti non si riesce a controllare, e costituisce la “firma digitale” del VW300ES. Quello di un proiettore molto luminoso, per grandi schermi, che deve dare visibilità all’assenza di pixel del 4K rispetto al 2K.
Per quanto riguarda la misura del CLO, proseguiamo a notare che le macchine su base LCD presentano un valore di efficienza superiore al 100%: qui di poco, ma il valore è superato anche dal Sony, dopo l’Epson (ricordiamo che queste misure sono rilevate nelle condizione di default su 9 zone dello schermo). Una garanzia ulteriore nella riproduzione del colore.
Vi ho detto che la prova si è svolta presso Home Cinema Solution di Perugia, nella sala dotata di uno schermo di 300 cm di base. E qui vi devo intanto fare una prima confessione: ho capito che il mio prossimo schermo avrà questa dimensione, e che, come nella situazione della prima fila della sala, mi siederò a tre metri di distanza per guardare le immagini, ossia mantenendo un rapporto 1:1 tra dimensione dello schermo e distanza di seduta. Alla faccia di qualunque tabella realizzata a tavolino che debba essere valida per tutti! Si tratta ovviamente di una mia personale interpretazione, che potrebbe essere rigettata come la peste da parte di altri cervelli diversi dal mio, ma è la prova di quanto possa essere soggettiva questa considerazione ed anche variabile nel tempo (e dipendente dalla tecnologia impiegata). A casa mia ho 244 cm che guardo da poco meno di quattro metri di distanza: la situazione della sala di Home Cinema Solution l’ho trovata decisamente più coinvolgente e gradevole. Per lo meno con una macchina 4K o che abbia un DRC (Reality Creation) come quello di Sony…
Una prima considerazione sul Motionflow, che mi ha lasciato un po’ perplesso. Le opzioni Smooth High e Low producono una quantità tale di “fantasmini” da non essere praticamente utilizzabili per me. Impulse, True Cinema ed Off danno troppi scatti del 24p del Blu-Ray, e quindi rimane solo il valore Combination, che, pur essendo un buon compromesso, non raggiunge livelli di eccellenza (sto facendo un paragone a memoria con quello dell’Epson, il che potrebbe non essere totalmente corretto). Mentre le versioni precedenti del Motionflow costituivano un riferimento, in questo caso non posso dire altrettanto.
Il 4K garantisce ovviamente una marcia in più dal punto di vista della ricchezza dei particolari: è chiaro che i pochi spezzoni che ho visto rendono del tutto gloria ad una scelta del genere (sui tre metri di base), ma è altrettanto vero che il DRC funziona talmente bene che anche un “normale” Full HD upscalato bene riesce a farvi smascellare senza alcuna difficoltà. Il lavoro fatto dal Reality Creation è eccellente, forse anche migliorato rispetto a prima, e l’osservazione delle immagini è risultata una continua ricerca di dove fosse il trucco: ma come mai si vede così bene?
La luminosità elevata su uno schermo da tre metri in su, se questo è quello che cercate, contribuisce a rendere molto gradevole la visione, anche perché entra in ballo la famosa linearità delle misure di cui vi ho parlato: la macchina scende e lo fa in modo coerente, così che i dettagli non si perdono. Con dei colori eccellenti, che rendono la visione appagante in modo assoluto nelle scene dal 40% di luminosità in su.
Fin qui abbiamo detto praticamente solo cose positive. Vi potrà sembrare dunque strano che la mia conclusione sia che questo VW300ES non mi abbia entusiasmato? Cercherò di spiegarvi perché.
Il mio problema è sempre quello del livello del nero. 0.113 Lumens nel 2015 sono troppi, perché superati (0.077) ad esempio da un proiettorino portatile come l’LG HX300G che provai quasi tre anni fa! Già, mi direte voi, bella forza: quello faceva 140 Lumens, questo 844, non è mica la stessa cosa! Beh, a parte il fatto che c’è una “certa” differenza nel prezzo, ma ciò che vado cercando in un’immagine è la sua profondità. E questo è dato, in valore assoluto, dal livello del nero (sempre considerando le immagini che siamo abituati ad osservare da materiale cinematografico, la proiezione di una partita o di fotografie è cosa diversa), non c’è molto da fare. È chiaro ed evidente che se aumentiamo la dimensione dello schermo, e queste macchine sono nate per questo, la piacevolezza della visione è aiutata dalla ovvia capacità del nostro cervello di concentrarsi solo sulla zona dello schermo sotto la nostra osservazione. Praticamente è come se il nostro meccanismo di visione isolasse la parte illuminata, che in questo caso fruisce di una risoluzione molto più elevata e fornisce quindi un numero decisamente più alto di dettagli e di sfumature, rendendo comunque accettabile la visione. Questo sarà vero per molte persone, ma non per la mia parte di appassionato che si emoziona e si DEVE emozionare per trasmettere entusiasmo. Che, purtroppo, in questo caso non è scattato. Mi sono chiesto perché a lungo, ed alla fine le risposte sono di questo tipo:
In conclusione, per chi è adatto questo proiettore? Ovviamente per chi ha necessità di uno schermo molto grande, per chi non ha voglia di aspettare i contenuti 4K (che, per ora, diciamolo francamente, in pratica non esistono) e vuole comunque effettuare uno scaling molto valido sul materiale Full HD, per chi ama i bei colori, per chi non si sofferma sul dettaglio in basso ma vuole godersi delle eccellenti programmazioni senza farsi troppe domande da impallinato tecnologico. Probabilmente tante persone, anche perché il prezzo non è stellare, anche considerando il momento non esattamente facile che attraversa la nostra economia. Ma se mi chiedete se mi sono entusiasmato, purtroppo la risposta è no…